Il ricordo di Roberto Ruffilli e il contributo dato dalle donne nella lotta di Liberazione e nella fase Costituente del nostro Paese, sono stati due dei passaggi più significativi dell’intervento del parlamentare forlivese Marco Di Maio.Il 31enne romagnolo ha avuto l’onore di aprire la discussione generale in aula alla Camera sulla riforma della Costituzione, la più importante modifica che il parlamento si appresta ad approntare alla Carta varata nel 1948.
Il cuore della riforma (che Marco Di Maio ha vissuto da protagonista essendo componente della Commissione Affari Costituzionali in sostituzione del ministro Maria Elena Boschi) è rappresentato soprattutto dal superamento del bicameralismo paritario, noto anche come “bicameralismo perfetto”, con la trasformazione del Senato in luogo di rappresentanza delle Regioni italiani e lasciando alla Camera dei Deputati la potestà legislativa diretta. Una semplificazione notevole, senza precedenti nell’assetto istituzionale italiano.
“Sentiamo molto forte il peso della responsabilità delle modifiche che stiamo facendo, ma anche la piena determinazione a mandare in porto – ha detto Marco Di Maio -. Una responsabilità che deriva anche dalla consapevolezza che tocca a noi, tocca a questa generazione dare attuazione a riforme e provvedimenti per troppi anni solo annunciati, recuperare il tempo perduto e le opportunità che troppo spesso la politica ha lasciato per strada”.
A proposito della necessità di fare le riforme costituzionali con uno schieramento più ampio della semplice maggioranza di Governo, Di Maio ha citato il passaggio di uno scritto di Roberto Ruffilli, il senatore forlivese trucidato nel 1988 dalle Brigate rosse nella propria abitazione di corso Diaz a Forlì. “”I partiti – sosteneva Ruffilli – si accordino sulle regole del gioco democratico, con il perfezionamento di quelle scritte nella Costituzione e di quelle poste in essere nei primi decenni di vita repubblicana, dimostrandosi capaci di realizzare compromessi validi fra “interessi partigiani” e “interessi sistemici”, a completamento e sviluppo di quei compromessi che hanno reso possibile la fondazione e la crescita della democrazia italiana”.
Il deputato forlivese ha ricordato come Ruffilli sia stato ucciso proprio nel momento “in cui stava lavorando ad un vasto programma di riforme, la cui urgenza egli avvertiva allora come noi avvertiamo oggi”.