Zan a Forlì per presentare il suo libro ‘Senza paura. La nostra battaglia contro l’odio’

Martedì 28 settembre si è svolto il terzo appuntamento pubblico di un percorso di informazione, sensibilizzazione e condivisione che in questi mesi ha cercato di sgomberare il campo dalle speculazioni elettorali-ideologiche e dalle false interpretazioni propagandate contro il DDL ZAN.

Dopo un approfondimento politico-giuridico organizzato a luglio da ANPI e la serata del 7 settembre che ha visto insieme movimenti e associazioni che si battono e mobilitano contro le discriminazioni di genere e Lgbtq+ , ieri è stata la volta di un appuntamento politico a cui hanno aderito Partito Democratico, Articolo Uno, Emilia-Romagna Coraggiosa, Europa Verde, ÈViva, Partito Socialista Italiano, Possibile, Partito della Rifondazione Comunista, Sinistra Italiana, Volt.

Con la moderazione di Eleonora Vannetti, giornalista del Corriere Romagna, la serata si è aperta coi saluti di Maria Teresa Vaccari, segretaria dell’Unione Comunale PD Forlì. L’iniziativa è poi entrata nel vivo con Federico Amico, presidente della Commissione parità e diritti della Regione Emilia-Romagna, e a seguire con la presentazione del libro “Senza paura. La nostra battaglia con l’odio” dell’On. Alessandro Zan.

“Questo evento è il frutto di un percorso di confronto e condivisione con movimenti, associazioni, tavoli, sindacati e forze politiche forlivesi, attorno a temi propri del centrosinistra e delle forze democratiche del nostro territorio. A Forlì, i primi segnali di oscurantismo ideologico e negazione dei diritti è arrivato sin dal 2019, quando la giunta Zattini ha tolto il supporto ad un progetto già finanziato dalla regione, con la motivazione che le sue finalità di formazione dei dipendenti comunali andassero “contro la famiglia tradizionale”, ha esordito la segretaria Vaccari. “Come forze democratiche, anche nel territorio forlivese, abbiamo il dovere di affrontare seriamente il tema dei diritti della persona e della lotta contro tutte le discriminazioni e i crimini d’odio, smontando la falsa propaganda elettorale che genera paure. Per questo motivo abbiamo scelto di impegnarci, anche localmente, per trovare nuovi strumenti di partecipazione, ascolto, sostegno e comprensione dei fenomeni sociali e culturali attuali, a partire dai bisogni delle categorie più fragili e bisognose di tutele.”

Federico Amico ha ricordato infatti l’importanza dell’approvazione della Legge regionale 15/2019, dopo una battaglia “di trincea” terminata dopo 39 ore di Consiglio, con un centro sinistra compatto a difenderla dall’ostruzionismo di Lega, Fratelli d’Italia e centro destra.

“La Legge 15 ha un grande potenziale di innovazione, oggi con un bando da 2 milioni di euro in 2 anni per il finanziamento e il sostegno di tutte le realtà che sono il motore della riaffermazione della cultura dei diritti e delle azioni di supporto agli individui e alle comunità. Questa legge è all’avanguardia perché coglie la necessità delle persone a cui è destinata; è inclusiva, rispettosa, intersezionale – come si dice oggi – ovvero aperta a tutti i portati di coloro che a vario titolo operano e vivono il quotidiano del contrasto alle violenze e del supporto a persone e associazioni.”, continua Amico “Il ruolo cruciale dei centri antidiscriminazione e delle case arcobaleno è efficace quanto l’approccio è complessivo, dal basso (scuole, associazioni, sindacati, movimenti). Il focus non è solo sanitario, il cibo, l’alloggio, ma dare strumenti di intervento contro ciò che blocca una cultura dei diritti. Il tema deve essere portato allo scoperto non si tratta di inculcare ideologie ma di educare alla tolleranza e al rispetto. È una battaglia di civiltà e democrazia. La Legge 15 fornisce strumenti e risorse per operare in questa direzione. Anche l’avvio dell’osservatorio contro discriminazioni e violenze determinate dall’identità di genere segna una tappa fondamentale nel riconoscimento di questi fenomeni. I dati servono e in questo senso la coerenza tra le azioni della nostra regione e le previsioni del DDL ZAN è totale.”

La presentazione del volume di Alessandro Zan ha invece consentito di combinare la dimensione politica e istituzionale che ha caratterizzato l’iter del disegno di legge, con una più privata, autobiografica. Volente o nolente, il DDL ZAN e ZAN stesso hanno originato un movimento nel movimento, complici la dimensione social e digitale e la riconoscibilità soprattutto tra i giovani di questi temi e della realtà quotidiana di violenza e crimini d’odio.

“Una parte delle forze parlamentari, Lega in primis, sta attuando tattiche delatorie e ostruzionistiche contro l’iter della proposta di legge, tuttavia, il pericolo vero è che neppure a sinistra si colga la gravità di certe manovre. Anche modifiche terminologiche, apparentemente innocue, in realtà possono limitare l’estensione dei diritti e sminuire l’entità e la gravità di questi crimini e atti. Ecco perché le richieste di compromesso di taluni che possono essere controproducenti.

È importante comprendere che i diritti civili sono essenzialmente i diritti di cittadinanza. Anche a sinistra la tendenza è di dividere i diritti secondo una gerarchia, sociali, civili, ambientali …. È una concezione errata o quanto meno da superare. In Europa i paesi che stanno smantellando i diritti civili con leggi omotransfobiche, misogine, illiberali, contro la libertà di stampa e opinione, sono paesi come Ungheria, Polonia, con governi sovranisti antidemocratici illiberali, a cui Lega e Fratelli d’Italia si associano e coalizzano mentre in Italia parlano della libertà degli italiani. Ridurre i diritti significa ridurre la democrazia.”, continua Zan “Questo disegno di legge nasce dal basso, da anni di battaglie, raccoglie le istanze di giovani e non. Per vincere questa battaglia dobbiamo decostruire gli stereotipi, da cui l’importanza della scuola e della cultura della non discriminazione veicolata nelle scuole che serve all’intera società, per riconoscere l’isolamento, l’esclusione, la violenza, il bullismo, la negazione dell’altro perché altro, diverso.

La teoria gender non esiste, è invenzione di certi politici di destra e illiberali per spaventare i genitori, chi non è informato. C’è una volontà politica di parte di soffiare su misoginia, omofobia, intolleranza presenti in una parte della nostra società. L’arretratezza produce stigma, ostilità. Vogliamo rovesciare la narrazione. Non possiamo pensare che l’Italia resti arretrata per sempre, con una cultura escludente e giudicante. “

Conclude ZAN, “Non bisogna aver paura della nostra forza e di ciò che siamo. Bisogna aver paura dell’indifferenza, di cui beneficiano odio e intolleranza. Il DDL ZAN serve sì per riconoscere il diritto alla tutela di chi è oggetto di violenza e discriminazione ma serve anche a dire a chi odia, chi è violento, che lo Stato protegge e tutela tutti i suoi cittadini e le sue cittadine, punendo chi viola la legge. “