“Negli ultimi giorni abbiamo letto molte affermazioni sull’aeroporto Ridolfi di Forlì. Naturalmente ci uniamo alla soddisfazione di chi vede nella ripartenza dello scalo forlivese un segnale di rilancio generale, nonostante la pandemia e nonostante i tempi difficili che potranno attenderci. Non ci sono però sfuggite le dichiarazioni di quanti, secondo noi sbagliando, vedono questo evento come una minaccia per gli equilibri territoriali ed economici di diversi settori in Romagna”, commenta il segretario del PD forlivese Daniele Valbonesi.
“Oggi l’assessore regionale Corsini ha giustamente buttato acqua sul fuoco di vecchi campanilismi e ci dà l’opportunità di condividere parte del suo ragionamento, insieme ad alcune valutazioni necessarie per programmare la ripresa nelle province romagnole e delle nostre imprese.
Tra le critiche mosse alla riapertura del Ridolfi vi è la domanda di quale sia la vocazione del forlivese. È una domanda legittima, se posta nel modo giusto e se la visione dello sviluppo su cui saremo chiamati ad impegnarci è a 360 gradi, includendo anche altre, di domande. Ad esempio, chiediamoci su quali e quanti settori economici e su quali e quanti territori romagnoli le nostre istituzioni pubbliche e i soggetti privati debbano indirizzare i loro investimenti strategici. Quale l’impatto atteso nel medio e lungo periodo?”, continua Valbonesi.
“Altra annosa questione su cui siamo chiamati a ragionare in chiave di sistema, guardando a mercati e operatori globali, è quale sia il turismo su cui la Romagna come territorio vasto – che va dalla costa adriatica agli Appennini, alle aree confinanti con altre regioni – debba investire.
Come dice Corsini, il post pandemia ci obbliga a reinventare settori e paradigmi d’imprese, che andranno applicate anche all’offerta turistica, all’innovazione dei servizi collaterali e delle modalità di fruizione e accesso ai “molti turismi” presenti in Romagna: costiero, culturale, naturalistico, sportivo, congressuale. Per citare i principali.
Da anni, i turismi romagnoli hanno bisogno di reinventarsi, come sistema, per poter competere con altri territori all’estero e con offerte di fruizione di servizi e patrimoni turistici che possono contare su costi finali inferiori. Per questo motivo, tutti insieme dobbiamo capire che coordinandoci, tra province e comuni, sarà l’intero sistema romagnolo a crescere, facendo crescere tutti.
Per troppo tempo i nostri territori si sono concepiti in competizione tra loro. In questi anni, già molto prima della pandemia, la globalizzazione ha dimostrato che occorre competere uniti, per realizzare economie di scala e raggiungere standard generali elevati, uniformi e attrattivi. I nostri sistemi economici non possono competere sul prezzo, non più, da ormai molto tempo, possono farlo, invece, e al meglio, sulla qualità e sulla varietà dei servizi e del patrimonio – naturalistico, artistico, storico-architettonico, enogastronomico – a patto che sia raggiungibile e accessibile con facilità, da più punti di partenza, in più stagioni dell’anno. Le infrastrutture e la mobilità sono un tassello fondamentale del sistema che deve essere implementato e arricchito, replicandoli, ove mancano, i servizi e le strutture che si sono dimostrati efficaci in altre aree.
In questo, ad esempio, ci sentiamo di dissentire dagli amici riminesi: non si tratta di replicare progetti pedissequamente senza un “piano”, ma di riprodurli, secondo i modelli più efficaci, ovunque in Romagna siano necessari.
Oggi la pandemia ci obbliga a pensare al futuro con occhi diversi e per fare questo dobbiamo anche pensare a come preservare l’esistente, rinnovandolo e rendendolo capace di essere sostenibile nel medio e lungo periodo. Solo così potremo aiutare giovani e famiglie e anziani a continuare a lavorare e progettare e crescere nelle loro comunità, anche quelle più fragili.
Per farlo servono investimenti, in servizi e potenziamento delle infrastrutture. Alla regione chiediamo quindi di svolgere un ruolo cruciale di coordinamento degli investimenti, a partire dal recovery plan e dai fondi strutturali europei, e della strategia generale da adottare nei prossimi lustri.
Se i due aeroporti forlivese e riminese saranno inseriti in una visione complessiva di sviluppo infrastrutturale ed economico regionale, all’insegna di un coordinamento, potranno sviluppare tutto il loro potenziale, integrandosi. Che è quanto serve a tutte le nostre imprese, sulla costa come nell’entroterra, indipendentemente dalla provincia di residenza.”